
Sono ormai quasi due anni che la normalità a cui eravamo abituati è stata stravolta. Ci sono stati piccoli tentantivi di ripresa, ma prontamente delusi dall’arrivo di nuove varianti e le diffussioni del virus, con cui abbiamo ormai acquisito un minimo di familiarità. Viaviamo una nuova normalità, fatta di gel per le mani, distanziamento sociale, mascherine chirurgiche nei due tipi chirurgiche e FPP2, alle quali si aggiungono le variopinte creazioni che vediamo indossate. Ci siamo informati sui vaccini introdotti, ognuno formulando una sua propria opinione Pro o No VAX. Ma siamo qui, sia io che scrivo, e sia tu che leggi, con l’intenzione di affrontare bene il nuovo anno appena iniziato.
Ogni nuovo anno, come chiesa non ci limitiamo a nuovi personali propositi, cerchiamo piuttosto di compredere dalla Parola di Dio come affrontare i mesi che ci stanno davanti secondo la direzione da Lui indicataci. La parola che racchiude quanto abbiamo chiesto al Signore di indicarci per affrontare il nuovo anno è: PERSEVERANZA.
Per molti l’incoraggiamento ad andare avanti è stato accolto con la parola “resilienza”, oggi molto più di moda, sarà anche perché è riecheggiata come in un tam tam mediadico. Ma possiamo individuare una differenza tra resilienza e perseveranza? In effetti le due parole benché vogliano incoraggiare lo stesso atteggiamento di proseguimento nonostante le difficoltà (e in questi ultimi due anni ne stiamo vivendo molte), indicano due comportamenti e presupposti diversi. La resilienza è prima di tutto un termine della fisica che indica la capacità di un materiale di resistere all’urto senza rompersi. Nella psicologia il termine è stato adottato per indicare la capacità di rialzarsi e mettersi in cammino dopo essere caduti o dopo un fallimento. Ci sono bellissime storie di uomi e donne che hanno dato un tale esempio, tra questi ricordo il fondatore del fast food KFC, il quale fondo la sua azienda quando era ormai avanti negli anni, senza un soldo, senza speranza, e con l’unica risorsa la ricetta di famiglia per cucinare il pollo.
La perseveranza indica qualcosa di più che la resilienza, poiché pur dovendo affrontare difficoltà e ostacoli sul cammino è la virtù che motiva la persona a continuare a lottare per il raggiungimento degli obiettivi. La Bibbia esorta alla perseveranza nella pratica della fede, nelle preghiera, nella vocazione cristiana, nell’essere discepoli di Cristo. Poichè in tempi di difficoltà non è sempre facile rimanere in piedi, non è sempre facile fare le scelte giuste, vere, onorevoli, abbiamo bisogno di saper essere perseveranti per il bene, o per coniare un termine più attuale resilienti biblicamente.
Il miglior modo per imparare ad essere resilienti biblicamente e seguire l’esempio di Gesù. Egli fu oltraggiato, accusato, ingiustamente, malgiudicato dai fratelli, odiato dai capi religiosi, eppure portò fino alla fine il suo compito, “fu ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce” (Filipesi 2:8), come scrisse l’apostolo Paolo. Cosa, dunque, possiamo impare dall’esempio di Gesù per essere perseveranti? Ecco cinque lezioni che possiamo imparare da Gesù:
- Dio mi ama
Gesù ebbe sempre la consapevolezza di essere amato dal Padre. Le difficoltà e gli ostacoli non diminuivano in alcun modo la sua fiducia nell’amore del Padre. Egli esortò i discepoli ad avere la stessa fiducia e a rimanere in questa fiducia nonostante le circostanze avverse. Gio. 15:9 Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore.
- Io sono figlio di Dio
Gesù aveva una chiara identità. Egli sapeva di essere il Figlio di Dio. I suoi stessi nemici se ne resero conto accusandolo di chiamare Dio suo Padre. In Cristo Gesù riceviamo la stessa identità quando affidiamo in fede la nostra vita a Dio come scrisse l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera: 1Gv 3:1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo.
- Io voglio piacere a Dio, e so quello che Dio vuole da me
Piacere a Dio e compiere la sua volontà erano la motivazione che ha guidato Gesù in tutta la sua vita sulla terra. Egli affermava: “cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.” (Gio.5:30) e in Gio. 8:29 leggiamo: “perché faccio sempre le cose che gli piacciono.” Il discepolo di Gesù, come il proprio Signore e Salvatore, vuole piacere a Dio. Nonostante le numerose tentazioni e occasioni di scegliere una via apparentemente più facile con il compromesso, paicere a Dio è l’obiettivo del vero cristiano. Come scrisse l’apostolo Paolo ai Galati: “se cercassi di piacere agli uomini non sarei servo di Cristo!” (Gal.1:10)
E ancora l’apostolo Paolo scrisse agli Efesini: “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta.” (Efe.4:1)
- Il mio tempo con Dio
La Bibbia insegna ed esorta ad essere perseveranti nella preghiera. Uomini e donne di Dio nel valutare la propria vita affermano che se avessero avuto più tempo avrebbero scelto di pregare di più. Gesù pregava e cercava di avere il suo personale tempo in preghiera con il Padre. Non potremmo noi fare altrettanto, ed evitare di farci rubare il tempo da distrazioni inutili, invece di trascorrerlo alla presenza del Padre e portare a Lui i nostri pesi? Luc. 5:16 Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava.
- Vivo la mia fede insieme con la chiesa
Non siamo soli e non viviamo la fede da soli. Gesù non volle portare la propria missione da solo e scelse dodici amici più intimi con cui condivise ogni cosa, a cui chiese di pregare, a cui affidò la missione di predicare il Vangelo della grazia. Sei sei giunto a leggere fino a questo punto, ti ringrazio, ma volgio anche invitarti a non rimanere da solo. Se già hai una chiesa continua a frequentarla, se non ne hai una di riferimento e vuoi saperne di più, contattaci, saremo contenti di risponderti e di conoscerti. Puoi scriverci a: info@chiesacittadiroma.it Ebr. 12:1-3 corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù … affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo