I Quattro Altari Abramo

Il cammino di Abramo da Ur dei Caldei alla terra di Canaan descrive il cammino spirituale di ogni persona, dall’incontro e la chiamata di Dio alla sua totale dedizione a Dio. Una crescita personale segnata da quattro altari, attraverso cui ogni persona che ha creduto in Cristo Gesù può identificarsi.

L’altare di Sichem

Abramo non solo riceve una chiamata, ma anche una promessa che si articola nel dargli un territorio, nel renderlo grande, nel dargli una discendenza, e nel renderlo fonte di benedizione per tutti i popoli. La risposta di Abramo è una risposta di fede. Dio lo chiama e gli dice: “Va! Lascia e va nel paese che ti darò.” Quando abbiamo una personale esperienza della chiamata di Dio siamo messi di fronte alla scelta di lasciare e fare di Dio la nostra eredità, la guida della nostra vita. Abramo partì, come il SIGNORE gli aveva detto (Genesi 12:4). Aveva settantacinque anni, ubbidisce al Signore, ma quando arriva in Canaan, a Sichem, non possiede nulla, solo quelli che erano con lui e i suoi armenti. Ma ha fede in Dio che ha fatto la promessa.

Ci identifichiamo con Abramo, poiché ognuno che ha posto fede in Dio ha iniziato a vedere la vita in una prospettiva nuova, diversa dai parametri con cui normalmente la società valuta le cose. Come Abramo, ci rendiamo subito conto che siamo circondati da persone che non fanno di Dio la guida della loro vita. Quando Abramo arriva a Sichem, il testo di Genesi sottolinea che: “In quel tempo i Cananei erano nel paese.” (Genesi 12:6). Ma Abramo da lode e ringraziamento a Dio e costruisce il suo primo altare, perché la sua fede è in colui che ha fatto le promesse.

L’altare di Bethel

Continuando la lettura del cammino di Abramo, leggiamo che si spostò da Sichem per accamparsi tra Bethel e Ai. Il nome del primo luogo significa “la casa di Dio”, il secondo tradotto è “rovina, vanità” Come persone che hanno posto fede in Dio ci troviamo proprio in questa posizione, tra Dio e il mondo, nel mondo ma non del mondo. Ma questa è esattamente la posizione in cui dobbiamo essere come ambasciatori di Cristo (2Corinzi 5:20). In intima, genuina e profonda relazione con Dio, ma non estranei al mondo che ci circonda, poiché è nel mondo che testimoniamo della grazia, dell’amore, della presenza e della potenza di Dio.

Qui Abramo costruisce il suo secondo altare, e nella lettura notiamo che “invocò il nome del SIGNORE.” (Genesi 12:8) Questa espressione che troviamo già in Genesi 4:26 indica un cambiamento, una nuova attitudine che non è solo la personale relazione con Dio e rivolgersi a LUI in preghiera, ma è anche la proclamazione e la professione della propria fede in modo pubblico in Dio che ha rivelato sé stesso.

Ma non dobbiamo farci un’immagine di Abramo come quella di un credente impeccabile, perfetto. Abramo come leggiamo proseguendo nel capitolo prende delle decisioni dettate dalle circostanze, piuttosto che dalla voce di Dio. In occasione della carestia si sposta in Egitto, lascia la terra che Dio gli ha promesso. Là costruisce un castello di buisce per proteggere sé stesso egoisticamente ed espone sua moglie Sarai ai desideri degli egiziani. Paura, decisione sbagliate, fallimento. Chi non ha sperimentato nei suoi alti e bassi della vita situazioni simili? Ma Dio (Genesi 12:17), come sono belli i “ma” del Signore. La protezione di Dio è su Abramo e la sua famiglia, che salvata la propria vita e l’integrità di sua moglie lascia l’Egitto e ritorna a Bethel, dove era l’altare che aveva costruito (Genesi 13:4), e là invocò di nuovo il nome del Signore. Abramo, dopo le amare esperienze tornò a Dio che è misericordioso. Il suo esempio ci ricorda che quando sbagliamo, quando disubbidiamo a Dio, quando facciamo delle cose in cui abbiamo escluso Dio dalle nostre decisioni, Egli è fedele e giusto da perdonarci quando confessiamo i nostri peccati (1Giovanni 1:9). Perciò siamo esortati a tornare a Dio con fiducia nel suo amore.

L’altare di Ebron

Abramo ha imparato dai suoi errori e dai suoi fallimenti, ma soprattutto tornato al Signore ha imparato sempre più ad avere fede nella Parola di Dio. Se in Egitto ha sperimentato problemi causati da persone esterne alla sua famiglia, tornato a Bethel deve affrontare nuovi problemi, ma questa volta sorti all’interno della sua famiglia. Purtroppo questa è un’amara esperienza vissuta da molti. Non solo dobbiamo affrontare situazioni difficili mentre viviamo la fede nella società in cui viviamo, ma sperimentiamo anche la triste realtà di problemi all’interno della nostra famiglia, e non solo quella fisica, ma anche quella spirituale. Contrasti tra persone della stessa chiesa, o perfino conflitti fra pastori e responsabili di comunità. Ma Abramo questa volta mostra saggezza e si pone come uomo di pace per evitare che il conflitto con Lot degeneri.

Nella scelta che Abramo lascia a Lot, notiamo nel testo due modi diversi di osservare ciò che ci circonda. Lot fu attratto da quello che fisicamente i suoi occhi videro (Genesi 13:10), Abramo lasciò che il Signore mostrasse ciò che avrebbe dovuto vedere (v.14). Lot scelse quello che vide, Abramo scelse quello che la fede in Dio gli mostrò. Questo ci costringe a porci una domanda: “in che modo facciamo le nostre scelte, come prendiamo le nostre decisioni, la fede o gli occhi fisici guidano le nostre scelte?”

A conclusione di questo episodio, Abramo andò ad abitare a Ebron, e qui costruì un altare al Signore fondamento delle sue certezze.

L’altare di Moriah

Sono passati gli anni, nonostante i metodi umani di Abramo e Sara di darsi una discendenza, che causò la nascita di Ismaele, come Dio ha promesso Sara partorì un suo figlio per Abramo: Isacco. Riflettiamo sul fatto che Dio è colui che promette e LUI si prende cura di adempiere la promessa, ma così come Dio prepara la promessa, altrettanto prepara noi per ricevere la promessa. Abramo, Sara, e anche noi dobbiamo essere preparati da Dio per ricevere le sue promesse, ma tante volte a causa delle “nostre” soluzioni non facciamo altro che ritardare l’adempimento della promessa. E ora che Isacco era nei suoi anni adolescenziali, leggiamo che: “Dio mise alla prova Abramo” (Genesi 22:1). Dove è il tuo cuore? Puoi dire che tutto di te appartiene a Dio e hai una fede totale in Lui. Come l’autore agli Ebrei riporta questo episodio e afferma che Abramo credette che Dio poteva restituirgli Isacco come per mezzo di una resurrezione. E’ interessante fermarsi e provare ad immaginare i pensieri e le emozioni di Abramo e Isacco mentre l’altare venne costruito.

Può un sacrificio fermarci? Puo fermarci quello che ci costa come sacrificio: il tempo, il denaro, le energie, le risorse necessarie? Abramo poteva tornare indietro e non salire sul monte Moriah, ma mise Isacco sull’altare e afferrò il coltello. Dio lo fermò, poiché Egli è colui che provvede: Iavè-Iré.

L’apostolo Paolo scrive ai Romani usando un linguaggio tipico dell’Antico Testamento: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.” (Romani 12:1)

J. B. Phillips, traduttore della Bibbia, lo rende in questo modo. “Con gli occhi spalancati alla misericordia di Dio, vi prego, fratelli miei, come atto di adorazione intelligente, di donargli i vostri corpi, come sacrificio vivente, a Lui consacrato e da Lui gradito. Non lasciare che il mondo intorno a te ti prema nel suo stesso stampo, ma lascia che Dio rimodelli le tue menti dall’interno, in modo che tu possa dimostrare in pratica che il Piano di Dio per te è buono, soddisfa tutte le Sue esigenze e si muove verso l’obiettivo della vera maturità.”

Quando Dio ci chiama ci assicura la sua presenza (Io sono con voi). Ci chiama e ci dà un proposito, non solo ci dà un proposito ma anche un piano, e un destino.

Dio vuole te. Possiamo fare una grande quantità di servizi nell’opera del Signore, assumerci tante responsabilità, ma non aver mai dato sé stessi al Signore.

Abramo non era perfetto, ha commesso peccati, ha fallito, ma è sempre tornato al Signore, ed è cresciuto nella sua intima relazione con Dio, imparando a dipendere da Dio, ad avere certezza in Lui, a dare completamente sé stesso a Dio.

Pregare Senza Stancarsi

Dio è sovrano e la sua volontà è sovrana, ma anche Dio è eterno e quello che noi frazioniamo in passato-presente-futuro è davanti ai suoi occhi. Quando consideriamo questi due attributi di Dio normalmente ci interroghiamo sul senso della preghiera. Se Dio già sa tutto, perché pregare? Se la sua volontà è il bene per me ed è sovrana sulla mie richieste, perché pregare?

Eppure Gesù due volte, in Luca 11 e 18 usa due parabole per insegnare a non stancarsi di pregare, and di insistere nel pregare. Come si spiega questo? Ci sono interventi in cui Dio opera in modo assolutamente incondizionato, senza che ci sia stata alcuna richiesta umana. Ma altre volte Dio opera in risposta alle richieste che gli sono state rivolte. Noi dobbiamo sempre pregare. Per questo la Bibbia ci esorta “pregate in ogni tempo” (Efesini 6:18), non smettete mai di pregare (1 Tessalonicesi 5:17).

La Lettera di Giacomo è piena di esortazioni alla preghiera: “Chiedete con fede”, “non ricevete perché non domandate, e se domandate domandate male”, “la preghiera del giusto ha grande efficacia”. Giacomo illustra la sua esortazione alla preghiera con l’esempio del profeta Elia, quando Dio decretò la siccità per tre anni durante il regno di Acab (1Re 17 e 18).

Dio nell’eternità ha già emesso i suoi decreti e le sue risposte. In Isaia leggiamo. “prima che mi invochino, risponderò” (Isaia 65:24). Perché pregare? Perché la preghiera è l’accesso ai decreti eterni di Dio per portarli nella storia. Giacomo aggiunge che Elia era una persona come noi, sottoposto alle stesse circostanze naturali, ma la sua preghiera aveva una grande efficacia. Aveva un potere speciale? No, poiché quanto egli pregò era già stato decretato da Dio. Per questo Gesù ci incoraggia: “Chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto” (Luca 11:9). 

Resilienza Biblica

Sono ormai quasi due anni che la normalità a cui eravamo abituati è stata stravolta. Ci sono stati piccoli tentantivi di ripresa, ma prontamente delusi dall’arrivo di nuove varianti e le diffussioni del virus, con cui abbiamo ormai acquisito un minimo di familiarità. Viaviamo una nuova normalità, fatta di gel per le mani, distanziamento sociale, mascherine chirurgiche nei due tipi chirurgiche e FPP2, alle quali si aggiungono le variopinte creazioni che vediamo indossate. Ci siamo informati sui vaccini introdotti, ognuno formulando una sua propria opinione Pro o No VAX. Ma siamo qui, sia io che scrivo, e sia tu che leggi, con l’intenzione di affrontare bene il nuovo anno appena iniziato.

Ogni nuovo anno, come chiesa non ci limitiamo a nuovi personali propositi, cerchiamo piuttosto di compredere dalla Parola di Dio come affrontare i mesi che ci stanno davanti secondo la direzione da Lui indicataci. La parola che racchiude quanto abbiamo chiesto al Signore di indicarci per affrontare il nuovo anno è: PERSEVERANZA.

Per molti l’incoraggiamento ad andare avanti è stato accolto con la parola “resilienza”, oggi molto più di moda, sarà anche perché è riecheggiata come in un tam tam mediadico. Ma possiamo individuare una differenza tra resilienza e perseveranza? In effetti le due parole benché vogliano incoraggiare lo stesso atteggiamento di proseguimento nonostante le difficoltà (e in questi ultimi due anni ne stiamo vivendo molte), indicano due comportamenti e presupposti diversi. La resilienza è prima di tutto un termine della fisica che indica la capacità di un materiale di resistere all’urto senza rompersi. Nella psicologia il termine è stato adottato per indicare la capacità di rialzarsi e mettersi in cammino dopo essere caduti o dopo un fallimento. Ci sono bellissime storie di uomi e donne che hanno dato un tale esempio, tra questi ricordo il fondatore del fast food KFC, il quale fondo la sua azienda quando era ormai avanti negli anni, senza un soldo, senza speranza, e con l’unica risorsa la ricetta di famiglia per cucinare il pollo.

La perseveranza indica qualcosa di più che la resilienza, poiché pur dovendo affrontare difficoltà e ostacoli sul cammino è la virtù che motiva la persona a continuare a lottare per il raggiungimento degli obiettivi. La Bibbia esorta alla perseveranza nella pratica della fede, nelle preghiera, nella vocazione cristiana, nell’essere discepoli di Cristo. Poichè in tempi di difficoltà non è sempre facile rimanere in piedi, non è sempre facile fare le scelte giuste, vere, onorevoli, abbiamo bisogno di saper essere perseveranti per il bene, o per coniare un termine più attuale resilienti biblicamente.

Il miglior modo per imparare ad essere resilienti biblicamente e seguire l’esempio di Gesù. Egli fu oltraggiato, accusato, ingiustamente, malgiudicato dai fratelli, odiato dai capi religiosi, eppure portò fino alla fine il suo compito, “fu ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce” (Filipesi 2:8), come scrisse l’apostolo Paolo. Cosa, dunque, possiamo impare dall’esempio di Gesù per essere perseveranti? Ecco cinque lezioni che possiamo imparare da Gesù:

  • Dio mi ama

Gesù ebbe sempre la consapevolezza di essere amato dal Padre. Le difficoltà e gli ostacoli non diminuivano in alcun modo la sua fiducia nell’amore del Padre. Egli esortò i discepoli ad avere la stessa fiducia e a rimanere in questa fiducia nonostante le circostanze avverse. Gio. 15:9  Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore. 

  • Io sono figlio di Dio

Gesù aveva una chiara identità. Egli sapeva di essere il Figlio di Dio. I suoi stessi nemici se ne resero conto accusandolo di chiamare Dio suo Padre. In Cristo Gesù riceviamo la stessa identità quando affidiamo in fede la nostra vita a Dio come scrisse l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera: 1Gv 3:1  Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo.

  • Io voglio piacere a Dio, e so quello che Dio vuole da me

Piacere a Dio e compiere la sua volontà erano la motivazione che ha guidato Gesù in tutta la sua vita sulla terra. Egli affermava: “cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.” (Gio.5:30) e in Gio. 8:29 leggiamo: “perché faccio sempre le cose che gli piacciono.” Il discepolo di Gesù, come il proprio Signore e Salvatore, vuole piacere a Dio. Nonostante le numerose tentazioni e occasioni di scegliere una via apparentemente più facile con il compromesso, paicere a Dio è l’obiettivo del vero cristiano. Come scrisse l’apostolo Paolo ai Galati: “se cercassi di piacere agli uomini non sarei servo di Cristo!” (Gal.1:10)

E ancora l’apostolo Paolo scrisse agli Efesini: “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta.” (Efe.4:1)

  • Il mio tempo con Dio

La Bibbia insegna ed esorta ad essere perseveranti nella preghiera. Uomini e donne di Dio nel valutare la propria vita affermano che se avessero avuto più tempo avrebbero scelto di pregare di più. Gesù pregava e cercava di avere il suo personale tempo in preghiera con il Padre. Non potremmo noi fare altrettanto, ed evitare di farci rubare il tempo da distrazioni inutili, invece di trascorrerlo alla presenza del Padre e portare a Lui i nostri pesi? Luc. 5:16  Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava. 

  • Vivo la mia fede insieme con la chiesa

Non siamo soli e non viviamo la fede da soli. Gesù non volle portare la propria missione da solo e scelse dodici amici più intimi con cui condivise ogni cosa, a cui chiese di pregare, a cui affidò la missione di predicare il Vangelo della grazia. Sei sei giunto a leggere fino a questo punto, ti ringrazio, ma volgio anche invitarti a non rimanere da solo. Se già hai una chiesa continua a frequentarla, se non ne hai una di riferimento e vuoi saperne di più, contattaci, saremo contenti di risponderti e di conoscerti. Puoi scriverci a: info@chiesacittadiroma.it Ebr. 12:1-3  corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù … affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo

La versione di Dio sulla “distanza sociale”

distsociale

Durante le scorse settimane, molti di voi hanno sentito messaggi dal pulpito su “Non Temere”, “Abbi fede in Dio”, e altri simili. Sebbene questo tipo di istruzione sia certamente appropriata, voglio offrire qualcos’altro da considerare. Semplicemente, tutti dobbiamo mantenere a mente che i campi sono pronti per il raccolto in tempi di sfida come questi, i quali sono una grande opportunità per praticare la nostra fede in un modo che ci separa dalla folla.

Non avevano ragione i tuoi genitori quando dicevano, “se qualcuno saltasse giù dalla montagna, lo faresti anche tu?” o per dirla in un linguaggio moderno, “Se qualcuno comprasse cento rotoli di carta igienica, lo faresti anche tu?” Apparentemente siamo facilmente influenzati dagli altri, inclusi quelli di noi che si definiscono cristiani. Gli psicologi e gli esperti della pubblicità la chiamano mentalità del branco. In tempi come questi più che mai abbiamo bisogno di cercare la Parola di Dio per tenerci lontano dall’essere travolti dalla mentalità del branco.

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà. Romani 12:1-2

 

Paolo rende chiaro che non dobbiamo più conformarci a questo mondo. Intendendo che non siamo più parte del branco mondano, dobbiamo disciplinarci cambiando il nostro modo di pensare. Perché è così difficile oggi?

Sfortunatamente prendiamo molte delle nostre decisioni basate sulla nostra valutazione indipendente e miglior giudizio.

La parola operante è indipendenza. Indipendenza significa che mostriamo confidenza in noi stessi e non in LUI e la SUA volontà. Sfortunatamente anche quando proviamo a mostrare questa auto-dipendenza scopriamo di essere delle copie di quelli intorno a noi. Piuttosto che domandarci, o trascorrere del tempo cercando la volontà di Dio. Ci conformiamo al modo del mondo e non al modo biblico. Mimiamo gli altri in vari modi incluso il linguaggio del corpo, le emozioni, le decisioni e molto di più. Tuttavia, la Bibbia ci dice di imitare il Signore.

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo. 1Tessalonicesi 1:6

Senza un forte insieme di principi, di valori fondati nella Parola di Dio, in tempi come questi imiteremo il branco invece che Gesù. Gli esperti in pubblicità conoscono questa risposta di default sociale molto bene, e anche il diavolo. Paolo ci ricorda che non siamo più parte della folla terrestre ma della famiglia del cielo.

Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore. Filippesi 3:20

Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Efesini. 2:19

 

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Quindi quali sono alcuni passi pratici che possiamo fare per essere trasformati?

 

  1. Guardarci dall’indipendenza

Quando non ci fermiamo e prendiamo del tempo per pregare, cercare la Parola di Dio, cercare consiglio e considerare le nostre opzioni, passeremo attraverso i trambusti come se fossimo con il pilota automatico. Invece di condurre la nostra ricerca, ci guarderemo intorno a quello che gli altri stanno facendo e semplicemente copieremmo quello che vediamo. Se starai attento alla tendenza naturale di andare con il “default sociale”, potrai iniziare a trasformare il tuo modo di pensare e prendere consapevoli decisioni divine.

 

  1. Fare uno sforzo per i tuoi principi e valori basati sulla SUA Parola

Sviluppa le tue convinzioni e principi sulla Bibbia. Quando sappiamo di chi e di che cosa abbiamo bisogno per convalidare le nostre scelte, saremo molto meno inclini a imitare ciecamente le altre persone. Piuttosto che adottare la mentalità del branco del mondo, trasforma te stesso così che puoi prendere decisioni ben informate biblicamente. Romani 12:1-2

 

  1. Prendere del tempo per decidere

Siamo più inclini a copiare le altre persone quando sentiamo la pressione di affrettarci. Ciò che Gesù non ha mai sperimentato. Guarda al passo numero 1 di nuovo. Solo perché ogni altro sembra prendere una rapida decisione non significa che conoscono bene e devono essere seguiti. “ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.” Isaia 40:31

 

  1. Attenti (ed essere attenti) alle preoccupazioni e ansietà

Preoccupazioni e ansietà stanno dirigendo molte vite oggi. Siamo al più grande rischio di essere una copia quando simili sentimenti ci opprimono. Riconosci il rischio, e quando è possibile, rimanda il prendere decisioni fino a che potrai concentrarti sull’attività da svolgere da una prospettiva biblica. Matteo 6:25-34, Filippesi 4:6

 

  1. Avere la volontà di essere differenti

Siamo più inclini a copiare altre persone quando proviamo a conformarci al mondo. In un tentativo di inserirsi nella folla, andiamo avanti con il consenso. Invece, specialmente in questi tempi, dovremmo lottare per spiccare come la luce del mondo in un atto di speranza per i disperati. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Matteo 5:16

 

 

Terry Colwell

L2L.org

I Cristiani e il Coronavirus

21La situazione del quasi azzeramento delle nostre libertà, l’imposta restrizione di restare a casa in nome della responsabilità civile e della salute pubblica, per fermare la diffusione del contagio COVID-19  è senza precedenti.

Stiamo tutti a casa, niente più stadio, gite all’aperto, passeggiate nel parco, weekend fuori porta, perfino niente più celebrazioni. Ma se i locali delle chiese anche se vengono chiusi al pubblico, non possono essere chiuse le chiese, perché la chiesa non è un locale, un edificio. La chiesa è il popolo di Dio, costituito dai figli di Dio, resi figli perché hanno ricevuto Gesù come Salvatore e Signore personale (Gio 1:12)

Oltre all’utilizzo della tecnologia odierna che tramite internet permette di rimanere collegati, i figli di Dio continuano a coltivare e approfondire la propria genuina relazione con il Signore anche rinchiusi nelle proprie mura domestiche. I figli di Dio non cadono in disperazione, non vengono travolti dalla preoccupazione, ne tanto meno dalla noia delle restrizioni domiciliari. Ecco cosa fanno i cristiani in questo tempo di isolamento sociale.

PRIMO. I discepoli di Gesù sanno che la preghiera apre gli occhi sulla realtà delle situazioni, anche quelle difficili, anche quelle critiche, come quella che stiamo vivendo a causa del Coronavirus. C’è una storia nell’Antico Testamento ai tempi del re Giosafat, preso dalla paura per una situazione difficile e pericolosa. Il re rivolse la sua preghiera a Dio: “non sappiamo cosa fare, ma gli occhi nostri sono su di te.” (2Cro. 20:12)

Il salmista scrisse: “Alzo gli occhi ai monti da dove mi verrà l’aiuto. Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto i cieli e la terra.” (Salmo 121). In questo tempo, rinchiusi nelle loro case, i cristiani pregano per invocare l’intervento di Dio, per chiedere conforto e consolazione per quelli che sono nella sofferenza, afflitti dal contagio, per chiedere la protezione su quelli che sono in prima linea a combattere fisicamente il virus.

SECONDO. Manca quel caffé preso per abitudine al bar con gli amici o con i colleghi, manca l’aperitivo consumato insieme, una pizza fra amici, la folla per le strade dello shopping, la gite al mare o in montagna. Tutto questo ora manca, ma quante cose possono essere riscoperte? Invece di alimentare pensieri di preoccupazione e paura, i cristiani vivono questo momento particolare con fiducia in Dio, e la fede caccia via ogni paura (Isa. 12:2). In questa atmosfera di serenità è possibile ringraziare ogni giorno al risveglio e sapere di vivere la giornata in pace con Dio, alla sua presenza, sotto il suo sguardo. Si considerano le benedizioni ricevute da Dio nel non essere soli, per le cose che si hanno, per le promesse fatte da Dio che nutrono la fede. Gesù disse: “Io sono con voi ogni giorno … Io non ti lascerò e non ti abbandonerò.” (Mat. 28:20; Ebr. 13:5-6)

TERZO. In questo periodo di forzata residenza domestica e di isolamento sociale, i figli di Dio non trascurano le loro responsabilità. Nel rispetto delle autorità contribuiscono non solo al rispetto delle responsabilità civile, ma attivamente collaborano nella lotta contro il contagio. La Samaritan Purse ha installato un ospedale da campo a Cremona, la chiesa cinese a Roma distribuisce migliaia di mascherine ogni giorno. E nel proprio piccolo contesto ogni figlio di Dio si preoccupa non solo per sé stesso, ma anche per gli altri. In questo periodo si isolamento sociale, l’ospitalità cristiana continua nel ravvicinamento spirituale, non solo con la preghiera, ma anche invitando le persone con la tecnologia moderna. Una telefonata, un collegamento social, una chiamata tramite internet, le persone sono invitate e accolte.

Questo è possibile non per delle proprie buone intenzioni o peculiari attitudini caratteriali. Questo è il frutto dello Spirito che opera nei figli di Dio. Uno spirito non di paura, ma di forza, di amore, e di autocontrollo (2Tim. 1:7). Con questo spirito l’opera continua e non si esaurisce.

CP

Lodate Dio per la sua grandezza e la sua bontà

imagen-9Non è difficile immagine persone che gridino per ricevere aiuto o invocano soccorso. A volte vittime di bullismo e mortificazioni, angosciate dal pericolo reale di violenze e abusi. Persone di ogni età, genere, da ogni angolo della terra sperano in un capovolgimento della situazione che li opprime.

Il Salmo 113 ci invita a lodare Dio e ce ne dà il motivo descrivendo come Egli risponde alle preghiere, e interviene per cambiare le situazioni. Non c’è Mar Rosso che possa impedire la liberazione, non ci sono mura abbastanza grandi che possano impedire il cammino, non ci sono giganti troppo spaventosi che possano opprimere i figli di Dio. Non c’è nulla di troppo difficile per l’Eterno (Gen.18:14)

Dio può fare al di là di quello che immaginiamo, poiché Egli è grande, è sovrano, è al di sopra di qualsiasi cosa. E noi abbiamo bisogno di confidare nella sua grandezza. Gesù disse chi ha visto me ha visto il Padre (Gv.14:9). Gesù ha mostrato l’amore di Dio e la sua misericordia per soccorrere quelli che lo hanno invocato. Gesù ha mostrato l’autorità di Dio sulla natura, sulle malattie, sulla provvidenza, sui demoni, sul peccato, e sulla morte. Gesù ha mostrato l’intervento di Dio che capovolge le situazioni, abbassa i superbi e innalza gli umili come ricorda il Salmo 113:7.

Dio lo fa perché la sua essenza è amore (1Gv. 4:8), questo è più che semplicemente affermare Dio è amore, poiché significa che tutto quello che Dio fa è la manifestazione del suo amore. Dio risponde a coloro che lo cercano e invocano il suo aiuto, che confidano nella sua bontà. Dio ci dona non perché lo meritiamo, ma perché Lui ci ama.

La nascita di Gesù fu annunciata con le lodi degli angeli, poiché la nascita di Gesù, che ricordiamo a Natale, manifesta la grandezza, l’autorità, la sovranità di Dio, ma anche la sua bontà e la sua misericordia con cui stravolge le situazioni, cambia la nostra sofferenza in gioia.

I Salmi dell’Avvento

christmas (2)Le domeniche che precedono il Natale sono giornate piene di attività, preparativi, acquisti frenetici fino all’ultimo momento utile. Il natale celebra nel mondo cristiano l’evento cruciale per la storia e per l’intera umanità: la nascita di Gesù, il Cristo, il Messia, il Salvatore.

Anche nelle chiese iniziano tanti preparativi in vista di questo giorno, canti, cori, recite, e predicazioni. Di solito per la musica di lode si prepara un repertorio di canti natalizi; per i sermoni che verranno predicati ci si rivolge ai testi dell’avvento nel Nuovo testamento o a quelli profetici dell’Antico testamento, ma in poche occasioni in questo periodo dell’anno si scelgono brani tratti dal libro dei Salmi.

I 150 Salmi sono una raccolta di preghiere, di canti, e perfino di imprecazioni contro i nemici, una panorama variopinto dell’emotività dell’uomo che si rivolge al proprio creatore e Signore. Eppure, quando gli angeli apparvero ai pastori per annunciare la nascita di Gesù, il re dei re, innalzarono le loro voci per lodare Dio nei cieli altissimi.

Nelle prossime domeniche di dicembre 2019 prepareremo, tra le tante cose sulle nostre liste, anche la nostra predisposizione d’animo per lodare e ringraziare Dio, creatore del cielo e della terra, re dell’universo, per il dono prezioso e ineffabile di Gesù, nato da Maria per intervento divino a Betlemme e cresciuto a Nazareth. Il Salvatore promesso nelle profezie dell’Antico Testamento; l’Emmanuele, Dio con noi, come testimoniato dai suoi amici e perfino dalle false accuse dei suoi nemici.

Buon Natale.

Il bene di un messaggio scomodo

La diffusa convinzione contemporanea è di tollerare e accettare le situazioni senza giudicarle, senza commentare, e lasciare che le cose siano come sono. In questo modo tutto va bene. In questo modo si pensa di proteggere la libertà personale.

Gesù disse: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.” (Giovanni 8:32). Vivere pienamente la propria libertà implica conoscere la verità riguardo le varie situazioni e riguardo se stessi. Ma molte volte la verità è scomoda. Meglio ignorarla.

JeremiahConseguentemente, nella ricerca della relazione con Dio, nell’approfondire temi spirituali e della fede in generale si preferisce orientarsi verso promesse di benessere. Lo stesso accade nell’ambito più specifico nel cammino cristiano. Si preferiscono ambienti che ci fanno sentire bene, che ci fanno stare bene, anche solo per qualche ora, giorno, settimana. Un ambiente confortevole, dove poter ascoltare un messaggio che non sia troppo scomodo, che parli di successo, di vittoria, di conquista, possibilmente tralasciando tutte quelle implicazioni descriventi il sacrificio, le rinunce, le scelte di obbedienza alla parola di Dio ad esse collegate.

Dio è il Padre buono (Luca 11:11-13) e dà cose buone e per il bene dei propri figli; Gesù invito i suoi uditori a guardare gli uccelli del cielo e i gigli dei campi per comprendere come Dio si prende amorevole cura dei bisogni delle sue creature, ma anche aggiunse “cercate prima il regno e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più.” (Matteo 6:33) enfasi aggiunta (ndr).

Quello che spesso accade e viene diffuso in una dinamica di “copia-incolla”  è il predicare un messaggio che enfatizza esclusivamente gli aspetti che possano far sentire a proprio agio l’uditorio, della serie: “Gesù ti darà tutto quello che desideri, tutto quello che stai cercando” (sic e simpliciter, lavoro, denaro, carriera, auto nuova, casa più grande, ricchezza, salute, e prosperità). Nel caso ciò non accadesse, la responsabilità viene trasferita dal predicatore all’uditore per la sua mancanza di fede e correlata disubbidienza.

la parola di Dio è come una spada che penetra fino nel profondo (Ebrei 4:12), essa giudica e mette a nudo i nostri pensieri, i nostri comportamenti, ci fa a volte sentire scomodi per rivelare quello che Lui stesso vuole correggere. Lo Spirito di Dio parla, lo scopo principale della parola di Dio non è quello di approvare gli stili di vita delle persone per farli sentire bene, ma piuttosto di convincere riguardo al peccato e al giudizio per correggere. Questo ci fa sentire scomodi, ma ci porta a cercare Gesù, il suo perdono, la sua grazia, il suo abbraccio, il suo amore. Egli rende la vita nuova, rigenerata, ma per farlo ci fa sentire scomodi.

Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. 
Per queste cose viene l’ira di Dio [sui figli ribelli]. 
E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. 
Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene. 
Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato. 
Colossesi 3:5-10

Amore senza favoritismi

La parola amore è così immensa nel suo significato che riempie la vita di una persona, ma quando questo amore si rivela falso, ipocrita, interessato, ha l’effetto di atterrarla o perfino distruggerla.

abbraccioDio è amore (1Gv.4:8), il suo amore è perfetto e giusto. Non delude mai. Nella sua parola, Dio illustra il molti modi il suo amore incondizionato. Uno di questi esempi è nella vita del re Davide. Quando un nuovo re istituiva una nuova dinastia reale, prendendo il posto di quella precedente, di solito cercava di eliminare tutti gli avversari e gli organizzatori di complotti per detronizzarlo. Ma quando Davide seppe di Mefiboset, discendente di Saul, gli fu benevolo e lo ebbe a tavola con lui sempre (2Sam.9:1-13). Mefiboset non aveva nulla da dare in cambio, anzi poteva essere considerato un rivale un avversario, quest’uomo era perfino zoppo (come sottolineò l’uomo al suo servizio), ma Davide mostrò grazia e misericordia verso di lui.

Noi riceviamo grazia, amore e misericordia da Dio nello stesso modo; riceviamo senza aver dato nulla. Siamo amati non per il nostro valore, non per i nostri successi, non per le nostre ricchezze. Siamo amati come siamo, anche con i nostri difetti. Dio non ci respinge, anzi ci invita a stare a tavola con lui.

Quando l’apostolo Paolo scrisse ai cristiani di Colosse (Colossesi 1:4) affermò: “abbiamo sentito parlare della vostra fede in Cristo Gesù e dell’amore che avete per tutto il popolo di Dio“. I cristiani a cui si rivolgeva Paolo dimostravano amore per tutti, senza distinzioni, senza favoritismi. Questo è l’amore cristiamo. E’ bello parlare di amore, ma difficilmente dimostrarlo, poiché siamo più inclini a manifestarlo verso quelli che con pregiudizio pensiamo possano darci un vantaggio o qualcosa in cambio. Ma Dio non misura l’amore secondo gli interessi, non conosce distinzioni, o separazioni, o categorie. Dio ha tanto amato il mondo (Gv.3.16) che ma dato, mandato, Gesù. Tutto il mondo senza favoritismi.

Quando genuinamente conosci l’amore di Dio e la tua vita è affidata a Dio, lo Spirito Santo ti rende imitatore di Dio. I cristiani Colossesi si distinsero con un amore per tutto il popolo di Dio. Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato sé stesso per noi (Efesini, 5:1-2).

Veramente Liberi

Le emozioni sono come le onde del mare, cambiano secondo i venti. Molte persone svolgono le loro giornate secondo il loro stato emotivo. Quando le nostre emozioni sono il criterio con cui determiniamo le nostre scelte diventiamo come una barca in balia delle onde. Le nostre scelte cambiamo secondo i nostri sentimenti, la verità viene determinata dal nostro stato emotivo, tutto diventa opinabile, relativo. C’è bisogno di una roccia a cui ancorarsi.

freedomLa verità di Dio non cambia, è certa. Dio è un rifugio sicuro. Gesù invitò a costruire la propria vita su un fondamento stabile, piuttosto che su un facile ma insicuro suolo (Matteo, 7:24-29). Dio ci invita a fondare la nostra vita nella sua verità certa e sicura. Egli ci invita ad aggrapparci alla sua Parola per essere veramente al sicuro da inganni, bugie, illusioni, e truffe di ogni genere.

Nel Salmo 119:50 leggiamo “la tua parola mi fa vivere”, Gesù rispose in questo modo agli inganni di Satana: “l’uomo vivrà di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio” (Matteo, 4:4). La verità della Parola di Dio rende liberi da ogni dubbio, inganno, e falsità. Disse Gesù: “conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi” (Giovanni, 8:32). Veramente libera da ogni cosa che affligge la vita. Gesù è la Parola di Dio fatta carne è ha modellato questa realtà. Quanto più siamo in una personale e genuina relazione con Cristo Gesù, tanto più sperimenteremo la realtà di questa verità nella e per la nostra vita. Quando nutriamo la nostra mente, il nostro cuore della sua Parola scopriremo come essere veramente liberi.

Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giovanni, 8:32)