Se i Maya hanno fatto Flop

maya 2012Negli ultimi due anni si è sentito parlare molto della profezia dei Maya, o meglio dell’interpretazione del loro computo degli anni, che voleva prevedere una fine del mondo, o l’inizio di una nuova era con catastrofi e distruzione. Si è creato un clima di attesa, alimentato da articoli, libri, documentari e film. Ma la data del 21 dicembre 2012, prevista per questo grande e sconvolgente cambiamento, è alle nostre spalle. Abbiamo festeggiato il Natale, siamo andati in giro per gli acquisti, in verità ridotti, secondo le più recenti stime, ci siamo scambiati anche gli auguri per l’inizio del nuovo anno, e 21 dicembre è passato senza aver segnato il pur minimo cambiamento profetizzato.

A difesa dei Maya, e di ogni altra popolazione, che nella loro cultura conservano e tramandano l’idea di un cambiamento epocale, dobbiamo riconoscere questo comune concetto che la creazione non è quella che dovrebbe essere, e prima o poi accadrà qualcosa per dare inizio a una trasformazione di quello che vediamo intorno a noi. L’apostolo Paolo, scrisse ai Romani nella sua lettera a loro indirizzata che:

“la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.” (Romani, 8:19-21).

Notiamo in tutte le tradizioni un comune senso di qualcosa che va oltre la realtà in cui viviamo e siamo. Il saggio re Salomone scrisse:

“Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta.” (Ecclesiaste, 3:11) In ogni persona, anche la più scettica, la più materialistica mente, concepisce l’idea dell’eternità. L’idea che l’esistenza della vita va oltre ogni data, oltre ogni materialistico pensiero, oltre la realtà che oggi viviamo. Gesù ne parlò apertamente con i suoi discepoli, che chiesero quando sarebbe la fine dell’età presente. La risposta di Gesù fu chiara e rimandava ai profeti dell’Antico Testamento, in particolare il profeta Daniele, che preannunciava non solo la crocifissione di Gesù, nella sua prima venuta, ma anche il suo ritorno (Daniele, 9:25-27)

Gesù lo ha insegnato, e confermava quanto già profetizzato, e i suoi discepoli hanno tramandato il suo insegnamento. L’apostolo Giovanni ebbe una rivelazione che scrisse nel libro conosciuto con il titolo Apocalisse. Il sunto di questo insegnamento è che ci sarà la fine di questa realtà, e l’inizio di una nuova epoca, ma questo è indissolubilmente connesso al ritorno di Gesù. La seconda venuta di Gesù avrà una funzione diversa dalla prima. Duemila anni fa egli fu identificato come l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, perché venne per salvare, ma nella sua seconda venuta egli sarà il Leone che giudica. Due immagini emblematiche per sottolineare i due diversi scopi e ruoli.

Allora, quando? Chiesero i discepoli. Gesù non diede alcuna data.

“Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo.” (Matteo, 24:36)

Non abbiamo bisogno di segnare un giorno sul calendario, e non abbiamo bisogno di qualcuno che si perda nei calcoli incrociati tra eventi e profezie per stabilire una data. Ciò di cui abbiamo realmente bisogno in vista di questo futuro e radicale cambiamento è una relazione con il Creatore, Salvatore, e Giudice della nostra vita, affinché quando accadrà possiamo essere in una relazione giusta e di pace, per vivere il resto della vita in pace con Colui che ha creato ogni cosa.

Red